L’esperienza della mancanza si lega al desiderio: sentiamo la mancanza di ciò che desideriamo; desideriamo ciò che ci manca.
La mancanza quindi educa al desiderio, al valore dell’oggetto, alla comprensione e tutela dell’oggetto stesso.
Diventa forza costruttrice rispetto ad una prospettiva futura e fonte primaria di insight utili a trasformare la mancanza in desiderio e il desiderio in azione.
Ciò sarà possibile favorendo il movimento della vita che, in alcuni momenti, prenderà anche il tratto della precarietà. Accettando la continua mutevolezza e quindi l’instabilità che ne può derivare, sarà possibile porre le basi per una piattaforma interna, permettendo alla personalità di oscillare senza precipitare.
Se disposto a coltivare il desiderio e nutrire l’oggetto ad esso legato in un clima di mutevolezza, l’individuo può vivere in una dimensione tempo/spazio piena e ancorata alla realtà.
Ciò che oggi all’esterno ci appare instabile potrà essere stabile dentro di noi attraverso una continuità di vissuti e ricordi.
Sentire la mancanza sarà sinonimo di possibilità di cura del desiderio, sentire l’instabilità occasione preziosa di costruire centratura dentro di sé.
Floriana Terranova



