Lo chiamano “effetto farfalla“. È quel fenomeno per cui enormi cambiamenti, da una parte all’altra del pianeta, si generano da microscopiche, impercettibili variazioni.
Così spesso la vita diventa una previsione poco azzeccata. Poi arriva un cambio di programma repentino. È un dover fare i conti continuamente con le proprie aspettative, disattese.
Quanto quindi è possibile prevedere il futuro?
Quanto ci si può accorgere di inaspettate variabili?
Quanto siamo realmente buoni osservatori della realtà?
E la capacità di adattarsi quanto conta in queste circostanze?
Sappiamo che per sopravvivere e vivere felici, è fondamentale un sano principio di realtà. È intrecciato alla capacità di porsi interrogativi su “come”, “quando”, “dove”, “se”, “perchè” cambiare lo stato delle cose.
In questa ottica l’effetto farfalla ci spiega due cose:
- Una realtà definita e certa una volta per tutte non sarà mai possibile;
- Nell’equilibrio delle cose, una variazione, seppur minima, intrecciata ad altri elementi e variabili, è in grado di determinare conseguenze molto lontane dalle previsioni. Tuttavia, rimangono comunque legate all’evoluzione dei processi stessi.
Occorre osservare e soprattutto osservare attentamente ciò che accade intorno a noi.
La contemplazione dei processi è un’azione forte e concreta, preparatoria ad azioni risolutive.
Quando il polverone si alza, le previsioni saltano, l’inspiegabile si palesa, il battito d’ali prende direzioni inaspettate, l’augurio più grande è quello di riuscire a trovare e sentire le proprie radici.
Esercitando pazienza e fiducia.
Di fatti la vita altro non è che movimento, continuo e infinito.
Non c’è alcuna certezza. La luce della consapevolezza è possibile solo per chi accetta anche il buio della notte.
Floriana Terranova




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