James diceva che ogni volta che due persone si incontrano, sei persone saranno presenti: come ognuno vede se stesso, come lo vede l’altro, come veramente è.

Qualche decennio dopo, l’opera di Pirandello “Uno, nessuno e centomila”, per vie diverse ma con un’intenzione simile, sondava la questione. Raccontava le vicende di Gengè Moscarda e il suo tentativo di fuga dal proprio naso. Era al contempo stordito e incuriosito dal vero se stesso… almeno da quello che fino a quel momento era stato a lui accessibile.

Come un personaggio in cerca d’autore, l’essere umano è un po’ incuriosito e un po’ audace. Avanza nella vita alla ricerca, alla scoperta e al sostegno di sé.

Si comprende che solo dalla propria penna sarà possibile prendere la forma giusta.

E così l’opera omnia dell’esistenza di ognuno si riduce a un’autobiografia fedele. Essa si trova in equilibrio tra bisogno di autorealizzazione e accettazione da parte degli altri.

In questo dedalo di possibilità trascorriamo la nostra vita, in un cammino fatto di scelte, non sempre facili.

Eppure è lì che risiede l’unicità della condizione umana. È la possibilità di scegliere per sé. Si utilizza consapevolezza in un lavoro di svelamento del proprio Sé.

Nell’opera pirandelliana il contatto con la propria essenza profonda porterà a episodi intensi al limite della sopportazione.

Quanto di più familiare possiamo vedere, se non riconosciuto, diventa combustibile di quello che Freud chiamava il “perturbante”.

Ma come può ciò che ci caratterizza nel profondo turbare al punto da creare disagi e sintomi?

Non c’è da sorprendersi. Il meccanismo è simile a quello di una malattia autoimmune. Il corpo, non riconoscendo se stesso, attacca se stesso e si ammala.

Potremmo allora dire che ciò che ci ammala esiste dentro di noi, fa parte di noi. Il problema non è fuori.

E in questo risiede la buona notizia poiché non è necessario spostarsi troppo in là, basta allenarsi a guardarsi dentro, producendo familiarità con le sfaccettature della nostra persona, non rinnegando nulla, senza perdere la speranza di migliorare i nostri difetti, dando valore a ciò che ci caratterizza nel sano funzionamento.

Come un diamante brilla per le sue scanalature, così la nostra personalità si esprime in molti modi diversi. Porta con sé una brillantezza unica che nasce dalle sue ferite.

Limare quelle sfaccettature richiede tempo, pazienza e sopratutto amore verso se stessi.

Come un orafo dentro al proprio laboratorio, un lavoro fino a notte fonda, perché la luce viene sempre dal buio.

Floriana Terranova

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