La ricerca di valore nelle nostre vite è un compito arduo. È un compito necessario per collocarsi dentro la dimensione “umana” della vita.
Ma cosa vuol dire cercare valore? E come si fa?
Facciamo un passo indietro e analizziamo il significato della parola “valore“.
Questa parola si colloca in molteplici dimensioni e assume un significato specifico. Nell’ambito economico, ad esempio, si parla di “valore monetario“. Nel gergo comune indica qualcosa di positivo o eroico: le “gesta valorose“.
Un oggetto specifico può essere di valore, ma anche una persona può dimostrare il suo valore.
Per la psicologia, ogni persona ha un suo valore, a prescindere da ciò che può realizzare.
I diversi campi di applicazione e, quindi, i relativi significati della parola valore sembrano ampliare le domande. Più che chiarire, amplificano le disquisizioni in merito.
A mio parere, il punto di discernimento tra ciò che ha valore e ciò che non lo ha, si connette con il sentire e, più specificatamente, col sentimento.
Per l’essere umano il valore viene messo a fuoco da ciò che permette una risonanza interna, una risposta emotiva innanzitutto e di sentimento successivamente.
Non ha forse valore ciò che determina fatica ma nonostante tutto continua a sollecitare attenzione e cura?
Non ha forse valore ciò che è difficile da decifrare e prevedere ma ci motiva verso il futuro?
Non ha forse valore ciò che oggi non vediamo ma sappiamo con animo fiducioso che esiste?
Non ha forse valore ciò che ci prende tempo, pensiero e azione?
Non ha forse valore ciò che ci fa resistere e rinascere tutte le volte che serve?
Non ha forse valore ciò che nessuna moneta può comprare? Se si acquista perde il suo vero valore, o forse non l’ha mai avuto.
Ogni emozione ha valore, dalla gioia alla rabbia. Vuol dire che la nostra natura di essere umani ancora resiste. Se riusciamo ad ascoltarla, può condurci sul sentiero giusto.
Dove giusto non significa migliore o superiore, ma semplicemente nostro, solo così è possibile esprimere il nostro valore.
Alla seconda domanda quindi “Come si fa?” non esiste una risposta una volta per tutte.
E’ necessario partire dal proprio sentire. Bisogna diventare avidi di se stessi e di ciò che ci fa risuonare. Dobbiamo acuire l’udito e snidare ogni piccolo riverbero che il mondo produce dentro di noi. Questo è il segreto.
In quella nota sottile, breve e quasi impercettibile c’è il fremito del mondo che risuona dentro di noi. Se riusciamo a darci il tempo e lo spazio di osservazione e compassione di noi stessi, è lì che il filo della matassa potrà essere ripreso.
Con pazienza e tenacia, faremo progressi. Come un filo di Arianna, ci guiderà fuori dal labirinto. Ognuno di noi si è costruito questo labirinto a propria insaputa.
Floriana Terranova




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