“In stato di incoscienza ebbi deliri e visioni [..]. Le immagini che vedevo erano così tremende che io stesso ne dedussi che dovevo essere sul punto di morire. In seguito l’infermiera mi disse: ˂˂ Pareva che intorno a lei ci fosse un’aureola luminosa!˃˃ […] Io ero ormai giunto al limite e non sapevo se ero in uno stato di sogno o di estasi. Ad ogni modo, cominciarono ad accadere cose molto strane.” queste le parole di Jung[1].

Nelle settimane seguenti farà esperienza di un alternarsi di vissuti, di visioni e di nuove consapevolezze. Queste esperienze introdussero un fruttuoso periodo di lavoro. In questo periodo, lo psicoanalista svizzero dirà alla vita in maniera incondizionata. Dirà un alle condizioni dell’esistenza. E infine, dirà un alla propria essenza profonda.

Capita sovente che esperienze traumatiche cambino qualcosa dentro l’individuo, innescando fasi critiche di possibili crescite. Si crea un’incrinatura che permette di vedere oltre. Uno squarcio che porta luce a qualcosa che diversamente non si sarebbe visto.

Tali esperienze offrono l’opportunità di riflettere su come e quanto le cose possano apparire diversamente osservate da prospettive differenti.

Ci relazioniamo con ciò che non riconosciamo. Riguarda quello di cui ci vergogniamo e fatichiamo ad accettare nella nostra vita consapevole. Spesso lo proiettiamo all’esterno, attribuendolo agli altri, in un lavoro inconscio che ci dà l’illusione di aver risolto il conflitto.

Ma è proprio tale incontro che permette il reale processo di individuazione. L’incontro con la nostra Ombra dà la possibilità di ritrovarsi interi.

Risvegliamo e accettiamo ciò a cui abbiamo negato diritto d’esistere. Dichiariamo l’inutilità dell’illusione. Ci spostiamo verso un processo di integrazione della personalità.

Portare luce nell’Ombra raccoglie in sé qualcosa di mistico. È un viaggio intriso di emozioni contrastanti.

Se come dice Goethe “dove c’è molta luce, l’ombra è più nera”, questo ci può bastare a farci coraggio. Possiamo costruire brillantezza dall’oscurità.


[1] A. Jaffè, 1992, “Ricordi, sogni, riflessioni di C.G. Jung”, raccolti ed editi da Aniela Jaffè, traduzione G. Russo, Supersaggi Biblioteca Universale Rizzoli, Milano

Floriana Terranova

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